24 November 2023
Tra le principali cause che portano una persona ad essere in “ritardo” con il giusto momento per fare fisioterapia, le più comuni sono la paura di affrontare medici e visite specialistiche e in generale gli impegni che riguardano l’ambito curativo.
- C’è il timore di una diagnosi infausta
- Quello di non ricevere cure adeguate
- Ci sono le problematiche legate alla sfera psicologica
- C’è il trascinarsi della problematica e l’incapacità soggettiva di affrontarla
Impedimenti soggettivi ma anche oggettivi per la fisioterapia
Sul piano pratico c’è anche l’effettiva difficoltà, lamentata da molti pazienti, ad accedere ai servizi necessari per la corretta diagnosi, a volte a causa dell’eccessiva burocrazia e i conseguenti ritardi.
Documentazione, certificazioni e trafile che creano malumori e sconforto nei pazienti.
L’area specialistica di intervento è associata ad un’idea di costi elevati (non solo economici) e di carenza di informazioni chiare ed uniformi.
I tempi d’attesa che intercorrono tra la visita dal proprio medico di base per una prima diagnosi, la prenotazione dallo specialista con l’effettiva visita effettuata e la prenotazione poi nelle strutture fisioterapiche della propria zona rischia di diventare un iter senza fine, un vero incubo, che non solo fa arrivare il paziente tardi alla fisioterapia ma che cambierà la tipologia di protocollo da creare, incidendo sul sistema sanitario. Le cure si prolungano e hanno un maggior costo.
Conoscere per aggirare le scuse: quando serve la fisioterapia oggi
La fisioterapia, oggi, non è intesa solo recupero della funzionalità osteoarticolare-muscolare ma nella sua forma più ampia include la prevenzione e il mantenimento di uno stato di salute inteso come il miglior equilibrio psicofisico della persona, includendo anche la dimensione psicologica che diventa fondamentale per un’ottima fisioterapia.
Se facciamo nostro questo punto di vista guarderemo ai sintomi in modo diverso: rivolgersi alla fisioterapia per una precoce risoluzione della problematica, evitando così di arrivare a traumi come la distorsione o la frattura, a blocchi osteoarticolari o muscolari, aiuta 9 volte su 10 conseguenze dolorosi e reiterate nel tempo.
Secondo il mio punto di vista e secondo alcune testimonianze dei pazienti che sono in cura presso lo studio, ci sono due fattori importanti da considerare quando dobbiamo valutare di iniziare questo percorso:
1. il timore da parte del paziente di vedersi diagnosticare una situazione molto negativa
2. la mancata conoscenza delle pratiche necessarie.
Tantissime persone che oggi seguiamo ammettono che la paura di cambiare la routine incide davvero: si trascurano i primi sintomi, ci si trascina i fastidi e i blocchi temporanei, si ignorano volutamente i segnali.
Dall’altro lato c’è la radicata convinzione di non saperla e potersela cavare nell’ambito del sistema sanitario nazionale.
Ma le cose stanno davvero evolvendo.
Il sistema oggi è facilitato dalla tecnologia, si può prendere appuntamento anche tramite mail, oltre che tramite telefono.
Abbiamo la ricetta dematerializzata che possiamo stampare e visualizzare in ogni luogo, anche se il servizio sanitario italiano è in difficoltà e questo implica avere pazienza e sapere che bisogna pianificare la decisione a ritroso.
Si parte dalla prima valutazione con il medico di base, che ci aiuti a identificare l’intervento degli specialisti, a cui far seguire i relativi screening diagnostici che si traducono in una ricetta per la fisioterapia.
La cosa positiva è che anche seguendo l’iter classico la capacità di percepire il proprio corpo e i propri cambiamenti può essere davvero fondamentale per scongiurare un approccio riabilitativo lungo e invasivo e rimanere all’interno di un intervento di prevenzione e correzione.
Gianluca Capraro
Fa parte del team 1999.
Sportivo, insegnante e campione di tennis. Persona riservata e sensibile, professionale e puntuale.
Fisioterapista che si occupa in particolare degli sportivi e post trauma.
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